Nel pensiero di Lévi-Strauss, massimo
teorico dello strutturalismo applicato agli
studi antropologici, le strutture profonde e universali del pensiero umano, possono essere rappresentati secondo una logica binaria secondo un sistema bipolare di opposizioni.
In base a tale presupposto, Lèvi-Strauss ha indagato alcuni temi nodali tra i quali il pensiero mitico, inteso come correlazione tra individuo, struttura ed ecosistema.
Il colore, appartenente alla natura, è il «primo livello di articolazione» che forma la
base di un secondo livello che è quello della creazione artistica vera e
propria.
Prendendo in esame il color marrone sabbia chiaro e collegandolo alla sua dimensione primitiva, non si può non pensare alla sabbia e al suo aspetto di infinito, di eternità e di estrema plasmabilità.
Il mito per eccellenza che maggiormente ricorre nei popoli antichi è quello riguardante il mito cosmologico, la creazione del mondo.
E
proprio in questa categoria la sabbia è l’elemento naturale, assieme all’acqua,
che rende possibile l’impossibile: la creazione della moltitudine degli esseri
che popolano il mondo.
Infatti
si può notare come, indipendentemente dell’area geografica, il soggetto sia
identicamente la sabbia.
Nelle
popolazioni degli Zingari, popolo nomade che dall’India raggiunse l’Europa, si tramandava
oralmente il mito del “diavolo imbroglione” che narra come Dio creò il mondo
proprio grazie alla sabbia.
Invece tra gli Antichi Greci, ne il mito de “il
vecchio Uomo-Coyote”, viene vista la creazione grazie a tre uccelli che raccolsero
dal mare la sabbia per donarla all’Uomo-Coyote, con quale plasmò il mondo.
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