domenica 23 ottobre 2016

I colori nel mito

Step 4:

In questa ricerca attraverso i miti, nei quali il marrone sabbia chiaro non è trattabile causa eccessiva specificità del colore, parlerò principalmente del color marrone.

Il marrone è il colore della Terra e per comprenderne il significato lo si deve distinguere in due accezioni: da una parte l'aspetto cosmico e dall'altra, in contrapposizione netta, l'aspetto elementare e materiale. 

In quanto soggetto ultraterreno, cosmico, la terra è spesso vista come sposa del cielo dalle cui nozze sarebbe nato tutto il creato.
In questa accezione la terra è vista come il soggetto femminile e passivo dell'accoppiamento, della creazione. Essa dunque è madre nel senso non generativo ma ricevente, è colei che accoglie la vita e la protegge, le da una casa.

Successivamente, con l'avvento della coltivazione e l'agricoltura, la terra assume anche l'aspetto di genitrice: diviene il simbolo della fecondità e della vita.

Allo stesso tempo però la terra è anche il termine ultimo della vita, il grembo da cui si nasce ma a cui ognuno fa ritorno, poiché in essa la vita nasce e muore.

I significati positivi del colore marrone si collegano in gran parte alla Madre Terra accogliente e ricettiva e a tutte le connesse sfaccettature di fecondità, crescita, maturazione sino a giungere ad un senso di conforto e consolazione.



Risulta dunque non estraneo un certo sapore erotizzato.
Nella cultura giapponese il marrone diviene il colore della seduzione, il principale colore dello Iki, ideale estetico talvolta tradotto con i termini di chic, romantico e raffinato.
Per ulteriori informazioni riguardante il mito di Iki




Il marrone è dunque visto anche con un’accezione corporea, un soddisfacimento corporale e sensoriale.
Esso è però anche associabile alle feci, ad uno scarto del corpo.
Sotto questo aspetto si denota una connotazione negativa associata alle lordure del mondo e della persona.
Nelle sue tonalità più fredde il marrone si connette alla terra-matrigna, alla terra sterile, che non nutre ma produce sofferenze e fame.
Per tali ragioni nell’Antica Roma il color marrone caratterizzava le toghe delle classi più povere e delle persone accusate in tribunale, in quanto persone sordide (dal latino sordidus, sudiciume, sporco).

Così anche appariva il saio dei servi della gleba, dei mendicanti e di tutti quelli che si umigliavano nella sofferenza e nella povertà.

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